Alzheimer: come gestire al meglio la diagnosi
Il morbo di Alzheimer è un tipo di demenza che provoca problemi di memoria, compromette le modalità di pensiero, di percezione e di comportamento. In genere, i sintomi si sviluppano lentamente e peggiorano con il passare del tempo, diventando talmente gravi da interferire con le attività quotidiane.
La diagnosi di Alzheimer ha un forte impatto sia sulla persona che la riceve ma anche sull’intera rete familiare, in quanto rappresenta un input ad un eventuale cambiamento della routine domestica e degli equilibri relazionali del nucleo familiare.
Questo tipo di demenza ha, infatti, un inizio subdolo: le persone cominciano a dimenticare alcune cose, per arrivare al punto in cui non riescono più a riconoscere nemmeno i familiari e hanno bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane più semplici. Nella fase iniziale dell’Alzheimer sono prevalenti i disturbi della memoria, ma possono essere presenti anche disturbi del linguaggio. La persona è ripetitiva nell’esprimersi, tende a perdere gli oggetti, a smarrirsi e non ritrovare la strada di casa. Può avere squilibri emotivi, irritabilità, reazioni imprevedibili.
Qual è l’assistenza migliore?
Nonostante i progressi in campo farmacologico al momento non esiste una cura per l’Alzheimer, sono però disponibili dei farmaci che hanno dei benefici sui sintomi della malattia con lo scopo di ridare una vita dignitosa al malato e serenità all’ambiente familiare.
Accanto al trattamento farmacologico, che come abbiamo detto va ad agire sui sintomi del morbo, particolare importanza assume il trattamento non farmacologico, ovvero quell’insieme di accorgimenti relativi alla relazione con la persona malata e all’organizzazione dell’ambiente circostante. Nel trattamento non farmacologico, quindi, rientrano le terapie di riabilitazione che hanno lo scopo di mantenere il più a lungo possibile le capacità residue del malato, come: la terapia occupazionale (che adatta l’ambiente alle ridotte capacità del malato), la stimolazione cognitiva (che potenzia le funzioni mentali residue); Rot o Reality Orientation Therapy (che cerca di mantenere il malato aderente alla realtà che lo circonda), Validation Therapy (che cerca di capire i motivi del comportamento del malato), musicoterapia (che riporta a galla con le emozioni le parole di una canzone o il suono di uno strumento), psicomotricità (che aiuta il malato ad affrontare la propria disabilità con attività di movimento) e la Pet Therapy (che utilizza gli animali).
Avendo l’Alzheimer un decorso molto lungo è necessario assicurare al malato assistenza differente in base alle varie fasi della malattia, per adeguarsi in maniera ottimale ai suoi bisogni, in quanto con l’avanzare del morbo vengono compromesse sempre più capacità. Viene da sé che accudire un malato di Alzheimer può essere quindi un compito estremamente difficile e gravoso in quanto le capacità più compromesse dalla malattia come il linguaggio, la memoria, le autonomie personali e di vita quotidiana richiedono un’attenzione particolare, pazienza e flessibilità per reagire ai momenti di necessità.
Ai malati di Alzheimer bisogna affiancare assistenti che conoscano la malattia e sappiano come affrontarla.
È in quest’ottica che si inserisce la Cooperativa Sociale Caring con i suoi servizi di assistenza domiciliare con personale altamente qualificato. Lo scopo è quello di assistere il malato, nella sua abitazione, valorizzando ciò che resta della sua autonomia di vita quotidiana e le sue relazioni sociali e familiari.
Chiedere un aiuto non significa non essere in grado di assistere la persona, ma riconoscere e rispettare i propri limiti e progettare un tipo di assistenza che veda coinvolti più soggetti.
La Cooperativa Sociale Caring a Roma con la sua squadra di professionisti formati e affidabili provvederà a prendersi cura del malato di Alzheimer, portando anche assistenza ai familiari alleggerendone il carico di stress fisico ed emotivo derivante dal prendersi continuamente cura del proprio caro.